INSIDE OUT – Una metafora del processo terapeutico di cambiamento

 In Psicoterapia

“Inside Out” è l’ultimo lungometraggio di animazione realizzato dalla Pixar: per chi non lo avesse ancora visto, si tratta della storia di una ragazzina di 11 anni, Riley, che deve traslocare con la famiglia dal tranquillo Minnesota alla grande città; questo traumatico evento costringerà Riley ad affrontare il fondamentale passaggio dall’infanzia all’adolescenza.

La particolarità del film è che tutta la vicenda è vissuta dal punto di vista delle 5 emozioni principali che vivono all’interno della mente della protagonista, personificate nei caratteri di Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura.

Attraverso il viaggio nella mente di Riley si affrontano diversi temi interessanti, come il ruolo che i ricordi e la memoria hanno nel formare il carattere, come le emozioni facciano da filtro nel dare significato alle esperienze reali, o come la tristezza (tanto bistrattata e reietta nella nostra società) giochi un ruolo fondamentale nella rielaborazione della perdita.

L’argomento su cui, però, vorrei soffermarmi in questo articolo riguarda il processo attraverso cui un individuo cambia, si evolve e passa ad una fase successiva della propria esistenza: questo passaggio, come ben illustrato nel film, richiede il sacrificio, la perdita, di qualcosa di vecchio per qualcosa di nuovo e, al momento, sconosciuto.

Inside-out-isole-della-personalita-1024x576Questo delicato tema viene efficacemente rappresentato attraverso le “isole della personalità”: nella mente di Riley i cosiddetti “ricordi base”, ossia i ricordi più significativi per il loro alto valore emotivo, creano e mantengono in vita i pilastri attorno cui si costruisce la personalità della ragazzina. Durante l’infanzia tutte le isole della personalità si erano sviluppate e si reggevano su ricordi caratterizzati da un unica emozione, in questo caso la Gioia.

L’evento dirompente del trasloco della famiglia di Riley, con tutto ciò che ha comportato sia dal punto di vista affettivo che relazionale, mette, però, in moto nella ragazzina un processo di crisi delle isole della personalità: una ad una esse iniziano a “spegnersi” e a “sgretolarsi” sotto gli occhi increduli di Gioia che si affanna per mantenere lo status quo e “salvare” la personalità di Riley.

Tuttavia il processo di cambiamento è ineludibile, e Gioia dovrà presto rendersi conto che non è più possibile tornare indietro, ma che bisognerà costruire nuove isole della personalità più solide e complesse: non più fondate su un’unica emozione, ma su ricordi colorati da sfumature emotive diverse.

Riley ha dovuto, perciò, rinunciare alle vecchie rassicuranti gioie infantili per fare posto ad una struttura di personalità più complessa, anche dal punto di vista emozionale, e più adeguata a far fronte alle sfide della sua nuova fase esistenziale.

I periodi di crisi sono dunque una fase di transizione tra un vecchio equilibrio, ormai messo in discussione, e uno nuovo caratterizzato da diversi e più complessi significati.

Chi si rivolge ad un terapeuta, spesso, si trova proprio in questa fase e desidera ritrovare il proprio benessere.

Per ritrovare il benessere è, però, necessario mettere in moto un processo di cambiamento che, come ci insegna Riley, comporta la rinuncia a ciò che si era per trasformarsi in qualcosa di nuovo: il percorso terapeutico non è, quindi, sempre semplice e sicuro, ma può comportare fatiche e resistenze.

Il cambiamento in terapia consiste, dunque, nel riuscire a dare nuovi significati alla propria storia vissuta, ossia a colorare, come è successo a Riley, gli stessi eventi, non più con un unico colore, ma con colori diversi, mai sperimentati prima.

 

Dott.ssa Silvia Grossi

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