ANIMOGRAMMA: uno strumento per la consapevolezza dei nostri stati d’animo

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Ho scritto questo articolo avvalendomi del fondamentale contributo che la psicologia buddista ha apportato e apporta alla comprensione, alla gestione e alla risoluzione  della sofferenza.

Sovente alla base della nostra sofferenza psicologica c’è la convinzione dell’impossibilità di uscirne. C’è il sentimento doloroso che il nostro disagio sia permanente, inattaccabile e immodificabile.

Quanto sarebbe importante prendere fiducia  nel fatto che così non è?

Come potrebbe cambiare il nostro stato d’animo ad esempio ansioso, se lo sentissimo da uno stato d’animo fiducioso?

Se facciamo un’esperienza consapevole diretta di impermanenza (e non ci limitiamo a saperlo a livello cognitivo) ecco che  aumentano le possibilità di sviluppare uno stato d’animo di accettazione e accoglienza di stati d’animo anche ingombranti come l’ansia, la depressione, lo sconforto e così via.

Finché invece coltiviamo l’idea erronea che il nostro stato d’animo è cronico e inamovibile questo genera in noi un atteggiamento rigido, ostile, e, come direbbe la filosofia buddista, di avversione, ovvero la radice prima della sofferenza (insieme all’attaccamento).

La possibilità di  osservare e prendere coscienza del mutare dei nostri stati d’animo (ogni cosa che sorge, cessa) mi pare uno strumento utile a  farci vivere quest’esperienza nel modo più adeguato. Come ben descrive  Tara Bennett Goleman “la piena coscienza è un’attenzione prolungata  e resistente alle distrazioni, focalizzata sui movimenti della mente”. Stabilizza la mente sull’esperienza immediata.

Spesso non siamo consapevoli che siamo noi stessi gli autori della persistenza, noi stessi sviluppiamo attaccamento verso il disagio, siamo  noi stessi a non lasciarlo  andare.

La mente è estremamente potente.

Dice un Sutra del Budda: “I pensieri che frequenti diventano l’inclinazione della tua mente”.

Dunque se io penso continuamente che il mio disagio è persistente e permanente finirò per inclinare la mia mente in quella direzione.

Al contrario se io permetto a me stesso di sperimentare che tutto cambia, si trasforma, comincerò anche a frequentare questi  nuovi pensieri e questa diverrà l’ inclinazione della mia mente.

Scopo di questo strumento è la possibilità, insita in ciascuno di noi, di diventare consapevoli della mutevolezza e dell’impermanenza di tutti i fenomeni, compreso quelli psicologici  ed emotivi che ci attraversano. Se non cadiamo nella trappola di identificarci con i nostri pensieri e sentimenti che fluiscono incessantemente in noi, ma impariamo ad osservarli senza giudizio, ci accorgeremo che si stemperano fino a scomparire. La chiave è restare in contatto con l’esperienza diretta (piacevole o spiacevole o indifferente che sia) abbastanza a lungo da vederne i cambiamenti.

Possiamo lavorare sull’equanimità, cioè sull’accettazione di tutto ciò che c’è, così com’è. La risoluzione della sofferenza passa dall’entrarci dentro, non dall’evitarla ( così sostiene il Dalai Lama e in questa direzione vanno gli studi di Jon Kabat-Zinn e di Richard Davidson).

Dobbiamo tendere ad eliminare le reazioni e le storie che costruiamo sulle emozioni negative e non le emozioni stesse. Se lo facciamo dandoci  il permesso di avere fiducia nell’impermanenza e nel fatto che ogni esperienza, anche la peggiore, può essere trasformativa, e portare con il suo insegnamento  anche a nuove possibilità, a cambiamenti insperati e positivi,  che magari ora non possiamo ancora vedere, ecco che riusciamo a non essere sopraffatti dalle emozioni afflittive, nostre sabotatrici interne, secondo la psicologia  buddista, che sono i nostri meccanismi  negativi di pensiero, di percezione e le azioni che ne conseguono.

Tante situazioni dolorose della nostra vita non possono essere cambiate ma possiamo cambiare il nostro modo di rapportarci ad esse.

In Giappone il termine  mitate significa “rivedere” o “tornare a vedere”, come se vedessimo le cose sotto una nuova luce, per la prima volta, liberi dai pregiudizi con cui la mente legge le cose. I buddisti la definiscono  “mente del principiante”. Da un punto di vista neurologico la nostra mente si “annoia” su stimoli già conosciuti, appresi, è come addormentata, va in automatico al fine di risparmiare energie. Di fronte invece ad una nuova situazione, il nostro cervello si attiva, si risveglia. La piena coscienza è la capacità di essere risvegliati in ogni istante.

Ho messo a punto questi fogli di registrazione con l’ intento di aiutare coloro che scelgono di osservare la propria vita con un attenzione viva e prolungata. Permettere alla mente di essere nell’indagine (vipassanā: vedere le cose così come sono) e non nell’assunzione (vedere le cose come pensiamo che siano). Potremmo considerarlo una sorta di compendio  all’annotazione mentale che già alcune pratiche meditative utilizzano. Un’ ancora per l’ attenzione.

Così come registriamo le variazioni delle correnti d’azione cardiache con l’elettrocardiogramma o i potenziali elettrici del cervello con l’elettroencefalogramma ho pensato utile concepire l’animogramma in grado di fornirci informazioni sui continui movimenti della nostra anima.

Un elettrocardiogramma viene tracciato con  un apparecchio specifico:  l’elettrocardiografo.

Un elettroencefalogramma viene tracciato con un altro apparecchio specifico: l’elettroencefalografo.

Per vedere formarsi il tracciato  del nostro animogramma abbiamo bisogno solo di noi stessi: noi siamo l’apparecchio specifico,  della nostra attenzione indagatrice, viva e prolungata, libera da giudizi, aspettative e assunzioni.

                                                                        

GUIDA ALLA COMPILAZIONE DELL’ANIMOGRAMMA

Ho  ideato tre fogli di registrazione passando da quello che prevede un’osservazione di un ampio intervallo temporale  (settimanale) a quello  che prevede un’ osservazione di un intervallo di tempo più breve (giornaliera) fino a quello  che prevede un’ osservazione più sottile in un breve intervallo di tempo ad. es quello di una seduta di meditazione  (ad es. 30 minuti). Man mano che ci alleniamo  a riconoscere i nostri mutamenti interiori, possiamo passare dal primo al secondo e infine al terzo. Ma  la compilazione di ciascuno di essi può avvenire nell’ordine che ci è più congeniale e ciascuno di essi può renderci consapevoli del mutare dei nostri stati d’animo.

Ho ritenuto utile lasciare due righe bianche in fondo agli stati d’animo così che, se ciò che abbiamo provato non è tra  quelli elencati, possiamo aggiungerlo noi.

Il foglio prevede che una persona possa anche sentire più stati d’animo nello stesso momento e pertanto segnerà uno, o due, o tre ecc. pallini, in corrispondenza dello stato d’animo provato, nello stesso giorno (se stiamo compilando il foglio settimanale) , o nella stessa parte della giornata (se stiamo compilando il foglio giornaliero)  o nello stesso momento (se stiamo compilando il foglio sulla seduta di meditazione).  E’ anche possibile sperimentare contemporaneamente stati d’animo apparentemente diversi: ad es. potremmo arrivare, nonostante la tristezza, a sentirci in equilibrio.

Se poi riteniamo utile mostrare il livello di intensità di uno stato d’animo e la sua crescita o diminuzione in un breve intervallo di tempo possiamo utilizzare lo spazio del rettangolo ad esso dedicato. Per esempio se passo da uno stato d’animo di tristezza lieve ad uno più intenso per poi raggiungerne uno di media intensità ottengo un grafico di questo tipo:

esempio

Devo specificare che l’ordine in cui sono elencati gli stati d’animo non è da considerarsi in base ad un giudizio sulla loro gravità, o la loro qualità; non ritengo infatti che provare rabbia sia più grave che sentire panico ecc. o che provare gioia sia più positivo che sentirsi in equilibrio. Essendo obbligata a scriverli in sequenza mi sono limitata a mettere in alto stati d’animo piacevoli e sotto  stati d’animo più spiacevoli. Dove è stato possibile ho creato dei sottogruppi di stati d’animo simili, ma  con intensità crescente ad es. preoccupazione- ansia- angoscia oppure nervosismo -irritazione -rabbia.(verso il basso) o ad es. benessere-vitalità -allegria-gioia (verso l’alto).In ogni caso, il grafico che risulterà alla fine, collegando i punti fra loro, qualunque andamento abbia , serve solo a renderci consapevoli del  continuo mutare del nostro sentire.

Se per esempio prendiamo un animogramma giornaliero compilato si avrà un grafico di questo tipo:

tabella1

Di seguito le tre tipologie di animogramma da compilare:

ANIMOGRAMMA SETTIMANALE: oggi sono stato prevalentemente pervaso da….

tabella2

ANIMOGRAMMA GIORNALIERO: in questi momenti della giornata sono stato prevalentemente pervaso da….

tabella3

ANIMOGRAMMA SESSIONE DI MEDITAZIONE: ho sentito succedersi questi stati d’animo

tabella4

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